• Skip to main content
  • Skip to footer

Dott. Andrea Valli

Oculista. Microchirurgia oculare.

  • CHI SONO
    • CURRICULUM VITAE
    • PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE
  • DOVE RICEVO & CONTATTI
  • DIFETTI VISIVI
    • AMBLIOPIA – OCCHIO PIGRO
    • ASTIGMATISMO
    • MIOPIA
    • IPERMETROPIA
    • PRESBIOPIA
  • PATOLOGIE OCULARI
    • CATARATTA
    • CHERATOCONO
    • DEGENERAZIONE MACULARE
    • DISTACCO DI RETINA
    • GLAUCOMA
    • PTOSI PALPEBRALE CONGENITA
    • RETINITE PIGMENTOSA
    • RETINOPATIA DIABETICA
    • SINDROME DELL’OCCHIO SECCO
    • STRABISMO
  • TERAPIE
    • CHIRURGIA VITREORETINICA 27G
    • CROSS LINKING CORNEALE
    • LENTI IMPIANTABILI – IOL FACHICHE INTRAOCULARI
    • VISIAN ICL EVO
    • VITREOLISI
  • DIAGNOSTICA
    • ABERROMETRIA
    • BREAK-UP TIME TEST (BUT)
    • CAMPO VISIVO COMPUTERIZZATO CVC
    • ECOGRAFIA OCULARE
    • FLUOROANGIOGRAFIA FAG
    • PACHIMETRIA OTTICA (NO CONTACT)
    • PACHIMETRIA CORNEALE AD ULTRASUONI
    • PUPILLOMETRIA
    • POTENZIALI EVOCATI VISIVI PEV
    • RETINOGRAFIA
    • TEST DI SCHIRMER
    • TOMOGRAFIA COERENZA OTTICA O.C.T.
    • TOPOGRAFIA CORNEALE ALTIMETRICA
  • VIDEO

DIAGNOSTICA

Pachimetria corneale ad ultrasuoni

La Pachimetria corneale ad ultrasuoni è un esame essenziale per i pazienti che necessitano di misurare lo spessore della cornea.

Questa importantissima sezione dell’occhio ha la forma di una calotta semisferica trasparente e costituisce la lente più potente dell’apparato visivo; ha infatti la funzione di permettere il passaggio della luce verso le strutture interne dell’occhio, facendo convergere i raggi luminosi verso la fovea.

La cornea viene considerata nella norma se nella sua parte centrale presenta uno spessore di poco superiore a mezzo millimetro; in caso di variazioni da questi parametri si possono ipotizzare patologie oculari anche importanti come il glaucoma, l’edema corneale ed altre malattie della cornea come il cheratocono.

A differenza della pachimetria ottica, questo esame utilizza onde sonore ad alta frequenza per misurare lo spessore della cornea. Non è doloroso o invasivo: al paziente viene instillato un collirio anestetico per evitare qualsiasi sensazione di fastidio, secondariamente il medico appoggia per pochi secondi sulla superficie corneale una sonda, simile ad una piccola penna, che, a seconda della densità e dello spessore della cornea, riflette le onde sonore in modo diverso, permettendo così al software di ricostruire lo spessore di questa zona dell’occhio.

L’esame dura in genere solo pochi minuti e non va ripetuto nel corso della vita, perché lo spessore corneale è un parametro che, salvo nel caso di una patologia come il cheratocono, non tende a modificarsi significativamente.

Pachimetria ottica (no contact)

La Pachimetria ottica è un esame oculare volto a determinare lo spessore della cornea il cui valore normale, nella zona centrale, è compreso tra i 520 – 540 micron.

La conoscenza dello spessore corneale è un parametro estremamente utile in casi diversi:

  • per chi utilizza lenti a contatto. In caso di utilizzo prolungato e continuativo di lenti a contatto può infatti verificarsi un anomalo aumento dello spessore della cornea. Le lenti a contatto riducono l’ossigenazione corneale e nel caso in cui tale mancanza sia particolarmente forte le cellule endoteliali, che hanno la funzione di mantenere un certo livello di disidratazione della cornea, non riescono a lavorare adeguatamente. La cornea quindi si idraterà gonfiandosi;
  • prima di ogni intervento di chirurgia refrattiva per la correzione tramite trattamento laser della miopia e di altri deficit della refrazione come l’astigmatismo e l’ipermetropia;
  • per il monitoraggio di patologie corneali come il cheratocono e la valutazione di interventi come il cross-linking;
  • per i pazienti che soffrono di glaucoma in quanto permette di definire l’affidabilità della misurazione della pressione oculare.

Rapida, non dolorosa e non invasiva in quanto non c’è alcun contatto con la superficie oculare, la Pachimetria ottica no contact può essere effettuata da pazienti di qualsiasi età, senza necessità di istillare un collirio anestetico.

Viene eseguita poggiando il mento e la fronte su un’apposita mentoniera e tramite un tomografo ottico (OCT ) il medico oculista  acquisisce in pochi secondi lo spessore corneale di tutta l’area.

 

Topografia corneale altimetrica

Un esame di screening utile a tutti ma assolutamente fondamentale per chi ha una diagnosi di sospetto cheratocono (grave patologia che determina la deformazione della cornea) o per chi deve sottoporsi ad un intervento di chirurgia refrattiva è la Topografia corneale altimetrica.

Questo esame, che consente di misurare la curvatura della superficie della cornea, è infatti un importante indicatore sia per la qualità ottica sia per la salute di questa sezione dell’occhio.

Viene effettuato tramite uno speciale apparecchio detto topografo corneale costituito da un proiettore di un’immagine luminosa, da una fotocamera digitale e da un software di elaborazione delle immagini.

L’esame è rapido, non necessita l’uso di colliri e non provoca dolore o altri fastidi: l’oculista, dopo aver avvicinato lo strumento all’occhio del paziente, esegue uno scatto come per una normale fotografia. L‘apparecchio acquisisce l’immagine della retina del paziente ed elabora una mappa colorata in cui ogni colore corrisponde a una curvatura più o meno accentuata.

Proprio come per la topografia terrestre in cui il blu, che rappresenta il mare, indica la superficie piatta della terra, mentre i rilievi sono indicati dal colore rosso, anche nella topografia corneale i colori freddi corrispondono ai punti più piatti, mentre quelli più caldi a curvature maggiori.

Quando è tutto nella norma la mappa generata dall’esame presenta al centro una sorta di clessidra, che indica la presenza di un astigmatismo fisiologico e che presenta colori più caldi rispetto alla periferia, che invece compare piatta.

Per un efficace svolgimento dell’esame occorre sospendere preventivamente l’uso delle lenti a contatto per alcuni giorni.

Retinografia

Il “fundus” oculare è quell’insieme di strutture interne dell’occhio costituto da:

  • retina e vitreo
  • nervo ottico
  • vasi sanguigni
  • macula (cioè l’area centrale della retina deputata alla visione di precisione)

Si può definire la retinografia come una “fotografia” a colori ad alta definizione di tale “fundus”, in particolare della retina.

Essenziale per le persone che soffrono di diabete, ipertensione e altre patologie sistemiche che richiedono una valutazione periodica delle condizioni della retina, la retinografia si effettua ponendo nell’occhio del paziente un collirio midriatico per dilatare la pupilla.

Grazie ad uno strumento detto retinografo, un particolare apparecchio fotografico collegato ad un biomicroscopio, al paziente viene realizzata una fotografia che mette in luce eventuali occlusioni venose o arteriose retiniche ed altre problematiche vascolari a livello della retina che possono essere il segnale di patologie anche gravi quali :

  • le distrofie e maculopatie,
  • la retinopatia diabetica,
  • la retinopatia da anemia falciforme,
  • lesioni coroideali.

L’acquisizione dell’immagine retinica è molto rapida e del tutto indolore; è dunque buna norma, specie se si sospetta di soffrire di una delle patologie sopra elencate, sottoporsi con regolarità all’esame.

Tomografia coerenza ottica O.C.T.

La Tomografia ottica computerizzata (OCT), o Tomografia ottica a radiazione coerente, è un esame diagnostico non invasivo che permette di ottenere delle scansioni corneali e retiniche molto precise, in grado di analizzare nel dettaglio gli strati della cornea, della regione centrale della retina denominata macula e del nervo ottico.

Fondamentale per la diagnosi e il monitoraggio di numerose malattie della cornea e della retina come ad esempio la degenerazione maculare senile, la retinopatia diabetica ed il glaucoma, l’OCT è un esame estremamente utile nella diagnosi preoperatoria e nel follow-up postoperatorio della gran parte delle patologie oculari che necessitano di un intervento chirurgico.

Basata sull’interferometria a luce bianca o a bassa coerenza (un fascio laser privo di radiazioni nocive che viene impiegato per analizzare le strutture oculari soprattutto retiniche e corneali mediante sezioni ad alta risoluzione), questa metodica avanzata è inoltre molto utile nei casi di edema maculare di varia origine. Trattandosi di un esame digitalizzato consente inoltre di mettere a confronto gli esami eseguiti nel tempo dal paziente, fornendo delle mappe differenziali.

La tomografia ottica computerizzata (OCT) è in grado di misurare lo spessore delle fibre nervose che circondano il nervo ottico evidenziando, in alcuni casi, un’alterazione precoce delle stesse in presenza di un campo visivo normale permettendo di iniziare tempestivamente una terapia per rallentare la progressione della patologia.

Non è dolorosa e non è pericolosa; è un esame non invasivo, non a contatto, innocuo. L’esecuzione è semplice e dura circa 10-15 minuti per occhio. Il paziente è seduto di fronte all’apparecchiatura ed è invitato dall’operatore a fissare un segno luminoso: la scansione parte nel momento in cui viene messa a fuoco la struttura oculare da analizzare.

Con l’avvento degli strumenti OCT di ultima generazione l’esame può essere effettuato anche senza la dilatazione della pupilla, previa valutazione da parte dell’operatore medico sanitario, delle caratteristiche oculari e del tipo di patologia che si vuole indagare.

Fluoroangiografia FAG

In caso di sospette patologie vascolari come le retinopatie ipertensiva e diabetica, le trombosi, le ischemie o altri processi infiammatori che coinvolgono la retina o le strutture sottostanti, è necessario sottoporsi alla Fluoroangiografia (FAG).

Questo esame consente infatti di studiare le modalità con le quali avviene la circolazione attraverso i vasi sanguigni della retina, della coroide e di tutte le altre sezioni della parte posteriore dell’occhio. Permette quindi di stabilire se i vasi sanguigni dei distretti oculari analizzati possiedono una grandezza normale, se vi sono vasi sanguigni di neoformazione o dall’aspetto anomalo e se il sangue che giunge in queste zone oculari è appropriato oppure insufficiente per causa, ad esempio, di un ostacolo che impedisce un flusso sanguigno normale.

Sebbene del tutto indolore e rapido (l’esame dura circa 15-30 minuti), la fluoroangiografia spesso causa apprensione nel paziente in quanto comporta un’iniezione endovenosa di un liquido di contrasto dalle capacità fluorescenti. Una volta che tale liquido di contrasto (fluoresceina o indocianina)
si è diffuso anche nei vasi sanguigni della retina e delle strutture limitrofe, il paziente viene posto di fronte ad uno speciale apparecchio fotografico detto retinografo che emette una luce blu o infrarossa; tale luce stimola le capacità fluorescenti del liquido di contrasto che circola nei vasi sanguigni della retina e delle zone limitrofe e permette così di evidenziare dettagliatamente le strutture interne dell’occhio.

La Fluoroangiografia, esclusi i rarissimi casi di reazione allergica al liquido di contrasto, è un esame che non presenta rischi; la lieve colorazione giallastra della cute e delle urine scompare nel giro di 24/48 ore e il liquido di contrasto viene normalmente smaltito per via renale.

Campo Visivo Computerizzato CVC

Il campo visivo si può definire come la porzione di spazio che un occhio, posato su un punto fisso, riesce a percepire davanti a sé.

E’ evidente che una riduzione del campo visivo dai parametri definiti normali (circa 60° nasalmente, 50° superiormente, 90° temporalmente e 70° inferiormente) indica una modificazione più o meno estesa e/o più o meno profonda della sensibilità retinica e può essere sintomo di patologie oculari anche gravi.

L’analisi del campo visivo, detta campimetria, è dunque fondamentale per evidenziare la corretta funzionalità della retina e valutare l’eventuale presenza di lesioni alle vie nervose che si originano da questa sezione dell’occhio.

La campimetria viene oggi effettuata tramite apparecchiature computerizzate che consentono una diagnosi estremamente accurata.

E’ un esame rapido (circa 15- 20 minuti per occhio), assolutamente non doloroso e che non necessita anestesia. Al paziente viene chiesto di porsi di fronte ad un apparecchio detto campimetro. Si tratta di una semicupola illuminata tenuamente sul cui sfondo bianco vengono proiettati, come dei piccoli flash, stimoli luminosi di varia forma ed intensità. Il medico copre un occhio del paziente e gli chiede di fissare con l’altro occhio un punto situato nel mezzo della zona bianca del campimetro; ogni volta che il paziente vede le lucine deve azionare un pulsante. Dopo aver analizzato analogamente anche l’altro occhio, tutte le zone, viste e non, vengono indicate in un tracciato che è subito esaminato dal medico.

Il CVC (Campo Visivo Computerizzato) è un esame fondamentale per la diagnosi di glaucoma, una grave patologia degenerativa del nervo ottico, di malattie a carico della retina come la retinopatia ipertensiva e anche di alcune patologie del cervello che limitano il campo visivo.

Break-up time test (BUT)

Le lacrime sono un elemento essenziale per la salute oculare. Se infatti di  le ghiandole deputate alla produzione lacrimale non secernono più liquido a sufficienza o secernono lacrime troppo acquose, povere di componenti mucose, l’occhio può andare incontro a seri danni:

  • tende a sviluppare la sindrome da occhio secco con arrossamento, bruciore e fotofobia costanti;
  • la detersione da corpi estranei come polvere o sabbia diventa insufficiente;
  • aumenta il rischio di contrarre infezioni, anche da germi comunemente innocui, perché vengono a mancare gli anticorpi e la lisozima ad alto potere battericida contenuti nelle lacrime;
  • c’è il rischio di un maggior traumatismo dovuto al continuo movimento delle palpebre sulla superficie oculare ad ogni ammiccamento.

Per valutare la qualità della produzione lacrimale è utile sottoporsi ad un esame che identifichi il break-up time test (BUT), cioè il tempo di rottura del film lacrimale.

Questo semplice ma essenziale test clinico analizza il tempo che intercorre tra un ammiccamento, cioè la rapida chiusura e riapertura della palpebra, e (mantenendo le palpebre aperte) la formazione di piccole aree asciutte nel film lacrimale pre-corneale. Se questo tempo è inferiore ai 10 secondi viene considerato anormale.

Il break-up time test viene eseguito tramite l’utilizzo di un apparecchio detto biomicroscopio; previa apposizione di un liquido di contrasto come la fluoresceina nel sacco congiuntivale del l’occhio del paziente, il biomicroscopio osserva e misura quanti secondi impiega il velo di lacrime sulla superficie della cornea ad interrompersi, togliendo quindi protezione e lubrificazione alla stessa.

  • Go to page 1
  • Go to page 2
  • Go to Next Page »

Footer

PATOLOGIE

  • CATARATTA
  • CHERATOCONO
  • DEGENERAZIONE MACULARE
  • DISTACCO DI RETINA
  • GLAUCOMA
  • PTOSI PALPEBRALE CONGENITA
  • RETINITE PIGMENTOSA
  • RETINOPATIA DIABETICA
  • SINDROME DELL’OCCHIO SECCO
  • STRABISMO

TERAPIE

  • CHIRURGIA VITREORETINICA 27G
  • CROSS LINKING CORNEALE
  • LENTI IMPIANTABILI – IOL FACHICHE INTRAOCULARI
  • VISIAN ICL EVO
  • VITREOLISI

DIAGNOSTICA

  • Aberrometria
  • Break-up time test (BUT)
  • Campo Visivo Computerizzato CVC
  • Ecografia oculare
  • Fluoroangiografia FAG
  • Pachimetria ottica (no contact)
  • Pachimetria corneale ad ultrasuoni
  • Pupillometria
  • Potenziali evocati visivi PEV
  • Retinografia
  • Test di Schirmer
  • Tomografia coerenza ottica O.C.T.
  • Topografia corneale altimetrica
  • Curriculum Vitae
  • Dove visito
  • Video

© 2022 Dott. Andrea Valli - Oculista in Torino - Partita Iva 02415880018

PRIVACY e COOKIE POLICY