Il cheratocono ovvero cornea conica abbreviato KC è una malattia degenerativa della cornea, legata a una debolezza della strutturale di origine ancora sconosciuta che colpisce 1 persona ogni 500 in Italia, con una certa prevalenza per il sesso maschile.
E’ evidente il fattore genetico: il 10% circa dei casi ha ereditato la malattia. Inoltre sono riconosciuti alcuni fattori di rischio come precedente ferite bulbari, la retinite pigmentosa, la retinopatia del prematuro, le cheratocongiuntiviti primaverili, lo strofinamento continuo dell’occhio legato al prurito cronico e all’uso di lenti a contatto. Il cheratocono si esplicita anche in pazienti affetti da ipotiroidismo, sindrome di Down, malattie del collagene e malattia atopica (come la febbre da fieno, l’eczema, le allergie alimentari).
Cosa succede alla cornea quando si è colpiti dal cheratocono?
La cornea nel nostro occhio ha la funzione di una potente lente. Quando colpita dal cheratocono la cornea perde progressivamente la propria capacità elastica e contenitiva nel contrastare la pressione intraoculare. La cornea inizia quindi a incurvarsi, assottigliarsi e si sfonda in avanti. Il paziente comincerà ad accusare dei sintomi iniziali come la miopia e l’astigmatismo fino ad arrivare ad aberrazioni di ordine superiore, come vedere degli aloni intorno alle luci. Il cheratocono nelle fasi iniziali può essere corretto con occhiali e successivamente con lenti a contatto. Se si trascura il cheratocono e lo si lascia progredire si possono formare delle microcicatrici sulla cornea che la rendono opaca. La cornea tende ad assottigliarsi sempre di più fino a perforarsi con possibile rischio di perdere non solo la vista, ma anche l’integrità del bulbo oculare.
Diagnosticare il cheratocono
La diagnosi si fa in un ambulatorio oculistico dotato di un topografo corneale. All’oculista spetta l’interpretazione delle immagini e la definizione di un piano terapeutico preciso. Purtroppo nella pratica clinica quotidiano capita di ascoltare dei pazienti che sono stati consigliati di rinviare la terapia. Molto male! Il rinvio porta ad un aggravamento del quadro clinico e al rischio più concreto di trapianto di cornea.
Cosa fare per bloccare il cheratocono?
Il moderno approccio al cheratocono consente di intervenire nelle fasi iniziali della malattia per ristabilire le capacità ottiche della cornea e arrestarne la progressione. Le terapie che abbiamo a disposizione sono il cross linking corneale, la iontoforesi, gli anelli intrastromali, fino al trapianto di cornea.
Cross Linking CXL
Il cross linking corneale è una cura innovativa del cheratocono e delle ectasie corneali. E’ in grado di evitare nella maggior parte dei casi il trapianto di cornea. Con il termine inglese di cross linking si intende la formazione di legami incrociati.
Si tratta di una terapia parachirurgica che ha come obiettivo quello di aumentare la connessione fra le fibre e la loro resistenza. Esse compongono la cornea, ed in questo modo contrastare e in buona parte dei casi arrestare l’evoluzione del cheratocono.
In una prima fase si impregna la cornea con delle gocce di collirio a base di riboflavina (vitamina B2). Successivamente si procede alla fase di irraggiamento del tessuto corneale con un fascio laser di raggi ultravioletti di tipo A (UVA) a basso dosaggio.
Per l’azione combinata della vitamina B2 e dei raggi UVA si ottiene un aumento dei ponti molecolari che conferiscono maggiore resistenza agli strati più interni della cornea, rendendola più rigida e meno soggetta al processo di sfiancamento, caratteristico del cheratocono.
Questa metodica è tanto più utile quanto più precocemente si interviene perché il cross-linking arresta l’evoluzione del cheratocono a partire dal momento in cui viene esso trattato.
Trattandosi di un intervento a bassa invasività e a bulbo chiuso, i rischi di grave compromissione funzionale connessi con la chirurgia intraoculare sono esclusi.