Il cross linking corneale è stato messo a punto in Germania e applicato in Europa nei casi di cheratocono progressivo, un metodo di rinforzo della cornea ottenuto irradiando con raggi ultravioletti (UV-A) la superficie oculare su cui si instilla una soluzione di vitamina B2 (riboflavina).
Il cross linking è una tecnica mutuata dalla scienza dei polimeri plastici, dove è da tempo utilizzata al fine di aumentare la robustezza meccanica di materiali sintetici con varie metodiche chimico-fisiche (ad esempio la vulcanizzazione della gomma, per ottenere pneumatici duri e durevoli).
Il cross linking corneale aumenta i collegamenti incrociati (cross-link) tra le molecole di tropocollagene, sorta di ponti all’interno delle molecole proteiche che costituiscono l’impalcatura connettivale della cornea e che risultano deboli o assenti nel cheratocono.
Il consolidamento dei vari strati lamellari stabilizza la malattia, fermando la progressione peggiorativa del cono nella maggioranza dei casi. La prognosi e la qualità della vita dei pazienti affetti migliora in quanto si trasforma una malattia evolutiva, potenzialmente grave, in un difetto visivo stabile nel tempo. Ciò riduce drasticamente il numero dei trapianti, oggi riservati agli stadi più avanzati. Le complicanze sono rare e in genere, ben gestibili.
Si possono combinare insieme al cross linking con successo le tecniche d’impianto di anelli intrastromali, di fotoablazione con laser ad eccimeri personalizzata su base topografica e di impianto di lenti intraoculari customizzate.
Questa metodica è tanto più utile quanto più precocemente si interviene perché il cross-linking corneale arresta l’evoluzione del cheratocono a partire dal momento in cui viene esso trattato.
Trattandosi di un intervento a bassa invasività e a bulbo chiuso, i rischi di grave compromissione funzionale connessi con la chirurgia intraoculare sono esclusi.