E. Cagigrigoriu, A.Valli
Div. di Traumatologia e di Ergoftalmologia – Osp. Oftalmico di Torino
– Primario: G. Bellone
Questo tipo d’intervento è stato studiato per rispondere alle esigenze di un risultato esteticamente buono, costante, pressochè privo di complicazioni e molto semplice nell’attuazione. Nei casi di bulbi subatrofici o di bulbi in cui si imponga come unico tipo di trattamento un’exenteratio bulbi, noi pratichiamo questo tipo di intervento già da tempo e non abbiamo avuto sinora alcun problema.
L’intervento inizia con l’apertura della congiuntiva al limbus, si procede all’asportazione della cornea e dell’anello sclerale corrispondente alle teste dei corpi ciliari, che devono assolutamente essere asportati onde evitare gravi complicazioni infiammatorie.
Si procede alla perfetta pulitura del guscio sclerale da tutti i frammenti di coroide ed uvea sinché essa si presenta bianca. Si esegue un lavaggio della parete sclerale con alcool assoluto, sia all’interno che all’esterno; se non si effettua questa operazione molto accuratamente si possono verificare edemi infiammatori molto gravi nei giorni successivi all’intervento. A questo punto si introduce una protesi di Bangherter della grandezza proporzionale al volume del guscio sclerale, che viene accuratamente suturato. Questa protesi è la stessa che si usava quando venivano praticate le enucleazioni plastiche con risultati spesso insoddisfacenti. L’intervento ha quindi termine con la sutura della congiuntiva. Questa tecnica ci ha permesso di sconfiggere completamente il riaffioramento delle protesi rigide, che è il nemico principale delle protesi fisse endocavitarie, in quanto la protesi di Bangherter viene presto abitata da cellule ematiche e diventa corpo unico con il guscio sclerale.
Dopo un breve periodo post-operatorio è possibile apporre una protesi oculare che conserverà una discreta motilità in tutte le direzioni.