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Dott. Andrea Valli

Oculista. Microchirurgia oculare.

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DIFETTI VISIVI

Ambliopia – Occhio pigro

Ambliopia - Occhio pigro

Con il temine ambliopia si intende una diminuzione dell’acutezza visiva non dovuta ad alterazioni o anomalie strutturali dell’occhio. L’occhio cioè è perfettamente integro dal punto di vista anatomico ma soffre di una ridotta acuità visiva tale che il cervello della persona affetta da ambliopia privilegia in maniera inconsapevole la visione dall’occhio “sano”. Conosciuta anche come  sindrome dell’ “occhio pigro”, l’ambliopia è una patologia piuttosto frequente: interessa infatti il 4% della popolazione mondiale e, nei bambini, si sviluppa a partire dai primissimi anni di età. La prevenzione è dunque l’arma migliore per combatterla, ed è per questo motivo che, anche in assenza di sintomi, si raccomanda di effettuare una prima visita oculistica ai bambini entro i 3-4 anni di età.

Da che cosa è causata l’ambliopia

L’ambliopia è determinata dal fatto che le immagini provenienti da un occhio vengono involontariamente soppresse nella corteccia cerebrale. Questo deficit, del tutto inconsapevole, può essere causato da una molteplicità di fattori:

– patologie oculari come la cataratta o la ptosi palpebrale congenita che, durante lo sviluppo dell’apparato visivo in età infantile (cioè fra 0 e 6 anni), impediscono allo stimolo luminoso di raggiungere la retina;

–  astigmatismo e ipermetropia;

– strabismo, per cui il cervello non riesce ad unire le immagini che provengono dall’occhio deviato con quelle fornite dall’occhio sano.

Curare l’ambliopia

Poiché l’ambliopia è la conseguenza di un difetto visivo, è chiaro che la prima azione da effettuare è guarire la patologia primaria. Successivamente si deve stimolare l’occhio pigro a riprendere la sua completa funzionalità coprendo l’occhio sano (occhio dominante). Generalmente questo avviene con il metodo dell’occlusione diretta con bende adesive applicate sull’occhio o sull’occhiale e/o con filtri semitrasparenti posti sugli occhiali. Il bendaggio deve essere mantenuto ogni giorno per alcune ore per un tempo variabile ( da alcuni mesi ad alcuni anni ) per permettere all’occhio affetto da ambliopia di “allenarsi” progressivamente. E’ molto importante in questa fase seguire le indicazioni dell’oculista e non rimuovere mai il bendaggio per non compromettere i progressi raggiunti.
Un’alternativa al bendaggio è l’utilizzo di un collirio a base di atropina che, dilatando la pupilla, offusca temporaneamente la vista nell’occhio più forte e stimola indirettamente la vista nell’occhio più debole aiutando così la parte del cervello che gestisce la visione a svilupparsi in modo più completo. Questa opzione tuttavia può presentare degli effetti collaterali come irritazione oculare e mal di testa per cui è sempre meglio discuterne con il proprio oculista.

Ipermetropia

ipermetropiaL’ipermetropia è un difetto refrattivo che comporta una visione sfocata prevalentemente per le immagini provenienti da vicino. Una persona giovane può essere inconsapevole del difetto a causa della grande capacità di messa a fuoco (flessibilità) del cristallino. La capacità di focalizzare sul piano retinico oggetti posti a distanze differenti è definita accomodazione: tale funzione viene garantita dall’attività del cristallino che, sfruttando la sua naturale elasticità, consente di variare la messa a fuoco oculare dall’infinito sino a pochi centimetri dal naso, almeno sin tanto che non insorge la presbiopia.
Con gli anni il cristallino si indurisce, la capacità di messa a fuoco diminuisce, e l’ipermetropia si rende più manifesta. Difetti molto elevati possono però compromettere la visione anche in età molto giovane. Osservando all’infinito, in condizioni di normalità, il cristallino non esercita alcuna attività accomodativa; guardando da vicino e a distanza intermedia, al fine di mantenere costante la visione nitida, il cristallino mette a fuoco.
Nel soggetto ipermetrope la funzione accomodativa assume un’importanza rilevante perché riporta l’immagine a fuoco sulla retina, facendo convergere i raggi luminosi a livello della fovea.
Le difficoltà del giovane ipermetrope non sono strettamente di tipo visivo, ma piuttosto relazionate al comfort della visione che appare faticosa e può presentare problemi di binocularità; la sintomatologia varia dallo sforzo durante la lettura, con ridotta autonomia soprattutto per periodi prolungati, alla cefalea nell’area frontale, sino a disturbi irritativi (bruciore, pesantezza oculare, sensazione di affaticamento).
L’ipermetrope avverte il bisogno della correzione ottica quando si riduce la capacità di mettere a fuoco del cristallino, o quando la funzione accomodativa non è in grado di contrastare l’entità del difetto. In genere, dopo i 55 anni si presenta una riduzione della potenza del cristallino che induce una condizione d’ipermetropia definita senile; questa situazione si manifesta negli individui emmetropi e negli ipermetropi latenti.

L’ipermetropia nei bambini è spesso asintomatica, soprattutto se leggera, per cui non è sempre facile rendersi conto del problema. Con gradi di ipermetropia elevati potrebbe invece notarsi il fenomeno dello strabismo. È consigliabile dunque che i genitori sottopongano a visita specialistica i figli di 3-4 anni senza attendere la visita scolastica, che generalmente viene eseguita attorno ai 6-8 anni, quando fenomeni quali strabismo e ambliopia potrebbero già essere ampiamente stabilizzati.

Come si corregge l’ipermetropia
Si usano gli stessi presidi previsti per la miopia:
Occhiali con lenti convergenti (positive), che permettano far cadere i raggi luminosi direttamente sulla retina e non posteriormente ad essa
Lenti a contatto con il medesimo effetto
Chirurgia laser: prevede l’asportazione di strati della cornea per rendere la sua superficie più curva.

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/salute/ipermetropia.html

Astigmatismo

Nell’astigmatismo, diversamente da quanto accade nella miopia, nell’ipermetropia e nella presbiopia, la curvatura della cornea non è uguale in tutti i suoi punti, chiamati meridiani, ma varia, per cui la cornea non è perfettamente sferica e, perciò, il potere del diottro oculare non è lo stesso su tutti i meridiani.

Esiste un astigmatismo fisiologico (cioè normale), di circa 0,50 diottrie, dovuto al fatto che nel soggetto normale la curvatura della cornea sul meridiano verticale è leggermente più ampia di quella sul meridiano orizzontale.

Questo astigmatismo fisiologico viene compensato da una modifica, anch’essa fisiologica, della globosità del cristallino.

Se consideriamo una sorgente luminosa i cui raggi attraversano una normale lente sferica positiva, che ha un uguale potere lungo tutti i meridiani, l’immagine che si formerà sulla retina sarà puntiforme. Quando invece le due curvature (meridiano verticale ed orizzontale) si fanno marcatamente diverse, il sistema oculare avrà due fuochi, posti su due piani diversi, ed i raggi luminosi andranno perciò a fuoco non su di un punto ma su due linee perpendicolari l’una all’altra, chiamate linee focali. Questo è l’astigmatismo.

L’astigmatismo è detto regolare se lungo uno stesso meridiano la curvatura è sempre la stessa, irregolare se la curvatura cambia; se il meridiano più curvo è quello verticale od uno a lui molto vicino, l’astigmatismo viene detto secondo regola, se è il contrario, è detto contro regola.

Le cause dell’astigmatismo sono legate alla deformazione della cornea o alla deformazione del cristallino.

L’accomodazione nell’astigmatico non può modificare l’entità del vizio, ma può soltanto collocare una delle due linee focali sulla retina.

I sintomi dell’astigmatismo consistono in un calo della vista sia da lontano che da vicino. Frequente è l’associazione con l’astenopia accomodativa (cefalea, bruciori oculari, lacrimazione, annebbiamento della vista, congiuntivite, dolori oculari in seguito a lavori da vicino prolungati). Addirittura la sintomatologia non interessa tanto l’acuità visiva quanto l’insorgere delle manifestazioni facenti parte dell’astenopia accomodativa.

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